Südtiroler Privatvermieter
Una panchina in legno su un prato fiorito con vista sulla valle e sulle montagne circostanti.
Storie da ogni angolo dell’Alto Adige
Quanto bene conoscete l’Alto Adige? Le tradizioni, la storia e gli usi e costumi di ogni sua valle? Se a queste domande scuotete la testa, allora siete finiti sulla pagina giusta. In questo blog vogliamo condividere con voi esperienze, eventi e particolarità del nostro amato territorio, i punti panoramici più belli da cui ammirare il tramonto, le migliori ricette di ogni singola valle (le calorie non si contano!) e le attività più entusiasmanti. E molto, molto di più. Partite per un viaggio virtuale attraverso l’Alto Adige!
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Solo chi ha visto splendere le vette pallide nel tramonto, chi ha guardato gli scogli impervi e scrutato nell’orizzonte infinite sagome bizzarre oppure si è tirato con man propria su per rocce bianche e ruvide, solo colui può comprendere perché le Dolomiti, uno dei patrimoni naturali dell’umanità, siano (s)oggetto di innumerevoli storie. Storie piene di magia e di fascino si aggirano tra le più belle vette e valli delle Dolomiti.

L’origine di tutte le saghe

Un tempo, quando le montagne del regno delle Dolomiti erano ancora scure, il giovane principe, innamoratosi perdutamente della figlia della luna, ragazza di delicata bellezza e nobile d’animo, la prese in moglie. Ma la giovane consorte si consumò per nostalgia della sua patria argentea. Il principe disperò. Ma gli offrirono aiuto i salvans, i saggi indigeni e guardiani dei segreti della natura, in segno di gratitudine per la tutela e lo spazio che il principe garantiva loro nei boschi e sulle alture del suo regno. Nella successiva notte di luna piena il salvans filarono fili d’argento catturando la luce lunare e ne tessero una fitta rete che posero sopra le scure montagne trasformandole nei monti pallidi.

L’amara sconfitta del re delle saghe

Nel sole serale rosseggiano le torri, le creste e le pareti scoscese: passano dal rosso all’arancio al violetto per concedersi dolcemente al buio della notte. Sul Catinaccio fu il re dei nani Laurino il responsabile di tanta bellezza. Profondamente offeso per il tradimento e l’amore non corrisposto e adirato per la sua sconfitta nella lotta, volle distruggere il suo giardino di rose per sempre e pronunciò un incantesimo, affinché nessun’anima viva lo vedesse ancora, né di giorno né di notte. Ma il re dei nani si dimenticò del crepuscolo tra giorno e notte, e così ci è concesso vedere rifiorire, di tanto in tanto, al momento del tramonto, il vecchio splendido giardino di rose. I ladini hanno dato a questo miracolo della natura il nome di enrosadira: è dovuta alla speciale composizione della pietra dolomitica.

Un mondo mistico e incantato

Le più misteriose tra le saghe dell’Alto Adige sono sempre le saghe dolomitiche ladine. “Sono storie dei tempi prima del tempo e di un luogo esistito prima del luogo che citano. E raccontano la storia eterna, sempre uguale di tutte le storie: raccontano del nascere e del morire, di terra, acqua, vento e fuoco.” (Anita Pichler, Le donne di Fanis). Tanna, Moltina, Dindia, Somawinda, Dolasilla, Sorejina… in tutto sono 13 donne che con la loro bellezza, intelligenza, abilità nel condurre le armi, grandezza fanno emergere le saghe di Fanis tra le altre saghe dolomitiche.

Favoloso regno montano...

La quantità di saghe nelle Dolomiti è notevole. Prima che le scienze iniziassero a spiegare il mondo, la vita quotidiana nelle valli dolomitiche era popolata da streghe, salvans e vivanas. Davano un nome a ciò che non si riusciva a spiegare, una logica ai colpi del destino e tramandavano le vecchie esperienze delle genti dolomitiche. Nelle lunghe notti invernali venivano passate, di generazione in generazione, a voce, con aggiunte e arricchimenti, fin quando nel XVII sec. si iniziò a trascriverle. La raccolta più conosciuta è certamente quella di Karl Felix Wolff, che nella sua introduzione promette: “Ai monti incantati ti porto: alle pareti pallide, di rosa raggianti, irte sopra la terra, intoccabili come l’onore.”

…saghe veritiere?

Quanta verità è compresa nelle saghe dolomitiche, probabilmente non lo scopriremo mai. Comunque è un dato di fatto che le saghe sono molto di più che un tentativo poetico di catturare la selvaggia bellezza delle torri e rocce di forme bizzarre, delle massicce pareti e fragili creste. L’uomo qui è solo un ospite, mentre la terra appartiene alle cose inspiegabili, alle meraviglie, agli avvenimenti irripetibili. Ma perché non guardare le Dolomiti dal punto di vista mistico? L’alta via dolomitica n. 2 porta da Bressanone a Feltre ed è conosciuta anche con il nome di “Sentiero delle saghe e delle leggende”. Vi porta attraverso valli e sopra monti ai tanti luoghi che fungono da teatro delle vecchie saghe.

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